Dettagli
Libro: |
Bianco & Nero |
Formato: |
14,8 x 21 (A5) |
Copertina: |
Morbida |
Pagine: |
32 |
Categoria: |
Poesia |
Editor: |
Photocity Edizioni |
Lingua: |
Italiana |
Biografia
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Rocco Luigi Bosco
Rocco Luigi Bosco nasce a Bari il 26 ottobre del 1987 ma vive a Montescaglioso in provincia di Matera. Già dall'età di sette anni si dedica a scrivere storie di fantasia e poesie, proprio un suo racconto scritto alle "elementari" per un concorso viene inviato all'università " La sapienza" di Roma. Nel 2007 dopo una lunga malattia viene a mancare il padre, ed è proprio l'anno dopo, nel 2008 che pubblica la sua prima raccolta poetica intitolata "Verità" edita dalla casa editrice "Il filo gruppo albatros".
Nel 2009 si diploma all'Istituto Alberghiero di Matera. E nel 2011 riprende a scrivere e pubblica una nuova raccolta di poesie Gli individui, raccolta basata sul "Male di vivere" di Eugenio Montale.
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Stralci
4 Stralci
Innocente
La mia condanna è la sentenza di un martello, è quella corda appesa sulla forca, è il mio pianto senza lacrime versate.
La mia innocenza è più labile di un ramo rinsecchito, la mia vita è legata al passare inesorabile di quelle lancette e del sorgere sovrano del sole.
La mia esecuzione è quella fune appesa al collo, il mio respiro è quel boia senza sguardo, la mia fine è in un letto senza nome ed alle spalle l’innocenza di chi muore.
(Rif. Pagina 1)
Innocente
La mia condanna è la sentenza di un martello, è quella corda appesa sulla forca, è il mio pianto senza lacrime versate.
La mia innocenza è più labile di un ramo rinsecchito, la mia vita è legata al passare inesorabile di quelle lancette e del sorgere sovrano del sole.
La mia esecuzione è quella fune appesa al collo, il mio respiro è quel boia senza sguardo, la mia fine è in un letto senza nome ed alle spalle l’innocenza di chi muore.
(Rif. Pagina 1)
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Il venerdì della misericordia
La fune attendeva il massacro, bruciò il cadavere sui ceppi, nell’assolata camera mortuaria l’ultimo bimbo dormiente, coi suoi occhi violacei, al cielo tendeva le sue ferme braccia.
E così la morte giunse dal fanciullo, lo prese per mano e volarono via, rimase un letto vuoto, rimase la morte addosso, rimase una donna nell’atrio e un pianto sordo senza più lacrime.
La fune ancora immobile sulla forca, l’assassino e la sua persona appesi, senza fiato resero l’ultimo sospiro al cielo, poi venne la pioggia, i lampi ad emettere la sentenza.
Nel venerdì della misericordia nessuno parlò, tacque pure il gallo che appollaiato sullo steccato aspettava il calare della sera per regalarsi il sonno.
Tutto si era compiuto.
(Rif. Pagina 14)
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Le anime di Auschwitz
Nel vento vivo, il mio cuore ancora batte, tra queste mura di pietre e sangue.
Sono morto lontano nel tempo, nessuno ha pianto il mio nome.
Soffia ancora questo orrore sommerso, i barbagli del sole riscaldano l’ultima muraglia ed in queste stanze ancora inferni sterili.
L’orrore degli incubi coglie questo mio sonno, ancora strillano parole, ancora muoiono le razze, ancora ascolto questa paura infinita.
Ed ancora in questo mio letto ricordo le anime di Auschwitz.
Nei miei eterni sogni ancora quel gas e quelle figure asciugate dal tempo.
(Rif. Pagina 16)
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La notte dei cristalli
Quel fumo d’odio, frantumi di anime, l’orrore di una notte nei cuori di milioni di volti desolati, nella deportazione di uomini ormai cadaveri, il vento che guarda distratto, ulula per non udire il pianto straziante dei bambini.
Nei treni del non ritorno milioni di croci svelate, muto il silenzio in cantilene di libertà, muta la destinazione ed il futuro ormai incerto.
Nei crematori carceri, milioni di carcasse, sui tavoli milioni di saponette.
Nella mente dell’uomo moderno solo milioni di bugie, nei campi di sterminio l’eco delle urla ancora giacciono.
Negli occhi del mondo ancora l’indifferenza dell’ipocrisia.
(Rif. Pagina 19)
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